Armando Pontone si è laureato campione italiano del National Trophy SS 600. Domenica mattina sul circuito di Vallelunga si è conclusa nel migliore dei modi la corsa al titolo tricolore col pilota di Villa Santa Lucia che, grazie al secondo posto di sabato in gara1 e alla quarta piazza conseguita in gara2, ha potuto festeggiare il conseguimento del prestigioso trofeo al termine di una stagione intensa e ricca di emozioni che lo ha visto battagliare con il rivale, Simone Saltarelli. A pochissime ore dalla grande gioia, “Pontonix” si è raccontato in un’intervista che di seguito riportiamo:
 
Armando, che sensazioni stai provando in questo speciale momento?
 
«Sto vivendo un momento bellissimo, come se fossi in un sogno. La cosa particolare è che sto sognando ad occhi aperti, ogni tanto domando alle persone a me vicine se tutto questo corrisponde alla realtà. Essere campione italiano rappresenta un motivo di orgoglio e soddisfazione dopo anni di sacrifici. Forse servirebbero giorni per raccontare a parole ciò che ho vissuto nel corso delle passate stagioni, contraddistinte sempre da massimo impegno e concentrazione per coronare il mio desiderio più grande: laurearmi campione tricolore. Neanche i momenti più difficili mi hanno abbattuto e domenica, finalmente, il sogno si è realizzato in sella alla mia Yamaha R6».
 
Ci racconti il weekend? Che fine settimana è stato, partendo dal secondo posto di sabato in gara 1?
 
«È stato un weekend particolare perché, comunque, all’inizio le previsioni meteo non erano rassicuranti e molto variabili. Col mio team abbiamo lavorato benissimo, preparandoci a tutte le potenziali condizioni della pista. Eravamo pronti anche nel caso in cui avesse piovuto. In gara 1 volevo vincere perché sentivo di poterci riuscire, tanto è vero che ho lottato fino alla fine. A tre curve dal termine ero in testa, poi però è arrivato un secondo posto e sinceramente ammetto di aver riflettuto bene sul mio comportamento in pista, focalizzandomi su un aspetto in particolare: non volevo strappare troppo le gomme e stancarmi fisicamente perché poi la domenica avrei avuto un’altra impegnativa corsa».
 
E infatti in gara 2 hai assunto un atteggiamento più conservativo, quali le ragioni?
 
«Avendo 12 punti di vantaggio su Saltarelli in classifica generale, ero consapevole di dover disputare una prestazione intelligente senza l’assillo di andare per forza a vincere. Ho lottato per il podio fino a metà gara, poi negli ultimi giri sono stato attento a costruirmi una gara contenuta e priva di rischi. Ho preferito mollare il gas anche quando Saltarelli mi ha sorpassato e la strategia si è rivelata corretta».
 
A chi dedichi questo titolo?
 
«Lo dedico a tutte le aziende che mi hanno supportato in questo 2021, alla Motorsport Italia e al Bike&Motor Racing Team. Come non menzionare poi la mia ragazza, figura speciale alla quale devo molto così come la mia famiglia. Grazie poi al preparatore atletico Giorgio Bonfigli, a Loris Oliva, al mio angelo custode Salvatore Polselli, alla Physiomed che si è presa cura del mio fisico, ai ragazzi di DigitalUp, bravissimi nel realizzare un sito internet di livello assoluto ed anche Tommaso Raponi per essermi stato sempre accanto. In pista, poi, mi sono sentito al sicuro indossando il casco Arai Helmet distribuito in Italia da Ber Racing e con gli stivali firmati Stylmartin. La tuta targata Vircos, infine, è diventata la mia seconda pelle. Tutte queste aziende hanno fornito il loro importantissimo contributo per la vittoria finale. Dire grazie è il minimo che io possa fare».
 
Stai ricevendo tantissimi messaggi, anche da parte di colleghi. Ti aspettavi un seguito così alto?
 
«Non me lo aspettavo onestamente e questo mi rende felice. Non solo da Cassino, sto ricevendo messaggi di congratulazioni da tutta la provincia di Frosinone. Una cosa impensabile fino a qualche mese fa, pertanto sono fiero di me stesso e di quanto fatto in pista».
 
Per il futuro cosa ti aspetti?
 
«Ci sono tanti progetti in cantiere e a breve sveleremo il tutto insieme al mio staff. Adesso voglio prendermi qualche settimana di pausa perché, ripeto, è stato un anno impegnativo».